La conferenza stampa Nucara-Sbarbati/E’ stato superato il tripartito delle divisioni post congresso di Bari Un solo partito, quello dei repubblicani italiani La conferenza stampa congiunta alla Camera con il leader dell’Mre, Luciana Sbarbati, e il segretario del Pri, Francesco Nucara, ha dato l’idea che un’epoca sta mutando. Perché, anche se è chiaro che i diversi impegni presi in questa legislatura saranno osservati dai due esponenti repubblicani, il percorso intrapreso è tale da concludere la dolorosa diaspora iniziata nel 2001. Al prossimo Congresso nazionale si rielaborerà una posizione comune, perché l’unità dei repubblicani è cosa più importante di qualsiasi differenziazione politica. Già i Repubblicani democratici, che si radunavano intorno alla figura di Giuseppe Ossorio, hanno aderito al Pri. Si prenderà una decisione a maggioranza e a quel punto la si osserverà, come richiede una disciplina di partito con tutte le regole che tutelano il dissenso interno. E’ una riunione fondamentale, per la quale la Direzione nazionale ha ritenuto utile rinviare il Congresso e convocare subito, già questo venerdì, il Consiglio nazionale. Se guardiamo a questi dieci anni trascorsi dal Congresso di Bari, Luciana Sbarbati ha parlato di una delusione reciproca dei repubblicani nelle esperienze contratte. Di certo quella della Sbarbati è stata molto netta, nel senso che l’Mre si è convinto, già da qualche anno, del resto, che il Partito democratico non ha alcuna disponibilità ad una qualsiasi interpretazione della tradizione repubblicana in senso stretto. Se ce n’erano le premesse, o solo la speranza, queste sono state disilluse completamente nel giro di pochi anni. Il Pri, con la stessa sincerità, ha registrato un bilancio un po’ diverso dell’esperienza di centrodestra, nel senso che non abbiamo mai pensato che il Pdl o altri potessero supplire ad una politica repubblicana vera e propria. Certo, ci aspettavamo un maggiore contributo allo sviluppo economico e alla ripresa, rispetto a ciò che il governo Berlusconi ha saputo dare. Luciana Sbarbati ha ragione quando dice che gli impegni solenni presi da entrambi gli schieramenti per l’abolizione delle province sono stati disattesi: e pure questo a noi sembra da sempre un punto fondamentale, non solo per il risanamento finanziario dello Stato, ma anche per il profilo organizzativo che occorre dargli. L’abolizione delle province è questione innanzitutto costituzionale. Sotto un altro aspetto, quello del lavoro, crediamo che il ministro Sacconi abbia ragione quando rivendica il benestare del governo Berlusconi per l’iniziativa contrattuale di Marchionne, che in fondo un governo Prodi difficilmente avrebbe potuto concedere. Se non nella pratica, almeno nell’impostazione dei problemi economici, nell’impatto delle teorie, il centrodestra in questi anni ha avuto delle ragioni che gli vanno riconosciute. Magari queste non basteranno e possiamo anche essere critici: allora vale la pena di riunire tutte le forze per aumentare il peso dello scontento repubblicano nei confronti di uno scellerato bipolarismo i cui artefici stanno anche nel cosiddetto "Terzo polo". Attenzione, quindi, a creare nuove divisioni, quando ancora non sono interamente assorbite quelle vecchie. Attenzione a credere di anticipare tempi che magari non sono maturi. Non abbiamo oggi le forze per essere davvero incisivi sul piano politico: è il prezzo che paghiamo al sistema maggioritario e alle divisioni che ha causato nel nostro stesso corpo. Abbiamo però l’occasione per ricostruire un tessuto unitario e guardare avanti, riannodando il filo di una tradizione di pensiero che, come si vede, è riuscita a sopravvivere non solo alle tempeste perfette, ma perfino ai peggiori auspici. Ricordiamoci che già nel 1994 c’era chi dava il Pri morto e sepolto. Senza bisogno nemmeno di un funerale solenne. |